Mike Burakoff e Hallie Cooper-Novack provengono da esperienze diverse. Il primo specializzato in VFX ha contribuito allo sviluppo del software Glooby con il quale è stato realizzato il video per gli MGMT. La seconda è un’attrice, montatrice e produttrice, ha diretto due corti tra cui uno interpretato da una giovane Greta Gerwig, oltre ad alcuni videoclip, firmati direttamente o semplicemente prodotti, dove il perturbante dietro una superficie di apparente normalità sembra rappresentare il tema ricorrente.
Non è diverso l’inquietante video di ‘When You Die‘, che pur attenendosi tematicamente alle ossessioni “filosofiche” degli MGMT, sembra una diretta emanazione del percorso artistico di questi due nuovi e promettenti videomaker.
Glooby sfrutta la tecnica style transfer, basandosi quindi su un’AI che può trasformare una fotografia applicando lo stile di una seconda immagine. Oltre alle ricerche e agli interessi più recenti di Adobe nella creazione di filtri che adottino questa tecnologia, un’applicazione consumer di questo tipo si è già vista attraverso un software di grande successo come Prisma, dove lo stile di artisti famosi, da Van Gogh a Picasso, può essere applicato alle proprie foto mediante una serie di textures che sfruttando le reti neuronali e l’intelligenza artificiale, riescono ad adattare motivi e pattern alle nuove immagini.
Glooby, da quello che si evince guardando i brevi video caricati sul profilo instagram del software e sopratutto il video degli MGMT, pur sfruttando una dimensione dell’immagine già conosciuta, ci è sembrato potentissimo nel piegare la tecnologia ad un immaginario di tipo “molecolare” che partendo anche dalla biologia, passa alla costituzione di immagini frattali, dove le textures generate da style transfer mostrano la scomposizione dell’immagine nel suo farsi.
Il duo di creativi quindi non cede alle tentazioni di citare questo o quello stile artistico, ma realizza un piccolo saggio di videopittura dai risultati visivamente inquietanti e soggetto a continue trasformazioni, in quell’universo possibile che procede da Godley & Creme fino a Michel Gondry e ai palindromi AB/CD/CD.
L’attore regista Alex Karpovsky, presta il suo volto noto agli appassionati di commedie americane per la parte di un triste mago da quattro soldi che si esibisce in bar di terza categoria. Il fallimento dei suoi trucchi apre la porta ad una serie di fantasie visive che gli consentono di partecipare ad una vera e propria odissea dello sguardo. Una metastasi visiva che investe corpi, volti, ambienti, corrompendo letteralmente ogni immagine e mostrandone la sua dissoluzione proprio quando ne vengono mostrate le caratteristiche strutturali.