Says è un brano contenuto nell’ultimo album “live” di Nils Frahm pubblicato da Erased Tapes e intitolato “Spaces”, in linea con il suo metodo di comporre, vicino alla modulazione “en direct” di patterns sonori, si è affidato agli artisti Romain Assénat ed Ana Silva per realizzare il videoclip promozionale, lo stesso Frahm ha parlato di “un feeback video con inchiostro su vetro, filmato in un solo take; in modo del tutto analogico e senza nessun intervento in fase di post-produzione“. Un racconto semplice e molto chiaro di come il video di Assénat e Silva sfrutti un approccio per niente nuovo ma che sta in verità alla base degli aspetti più genuinamente sperimentali delle numerose storie dell’audiovisivo musicale. Da una parte, il cinema prima della sincronizzazione del sonoro, con un approccio visualizzato al suono quasi in linea con le “sinfonie visive” e astratte di Germaine Dulac, dall’altra un salto in avanti verso tutte le possibilità che si aprivano al tempo dei videoclip di era catodica, quelli degli anni ’80 che scoprivano appunto i video-feedback, e li sfruttavano non a caso in una direzione quasi pittorica, sulla linea di un’intuizione di Nam June Paik che già alla fine degli anni ’50 preconizzava lo schermo televisivo come una vera e propria “tela” per esperimenti di videopittura. Says sembra riassumere tutti questi aspetti; il sogno sinestetico delle origini, gli effetti analogici dei video catodici, una forte tendenza pittorica. Romain Assénat, che recentemente ha diretto il suggestivo video psichico di “This Place Was A Shelter” per Olafur Arnalds, che unisce una tensione astratta e pittorica ad uno studio più preciso sullo spazio dimenticato, è un regista indipendente e si definisce uno “sperimentatore” interessato da sempre alla musicalità delle immagini e allo studio sulle loro stratificazioni.