Urgente, ma non solo. Urgente fare chiarezza sul ruolo seminale del collettivo CANADA, poco conosciuto in Italia per un’attitudine decadente a far scomparire il ruolo dei creativi prestati alla musica, come un semplice veicolo per quest’ultima; eviteremo a questo proposito di linkare articoli parziali e inesatti, per non pubblicizzare il cattivo servizio giornalistico che la rete italica ormai ci restituisce senza alcun pudore.
Lope Serrano e Nicolás Méndez fondano “CANADA” insieme a Luis Cerveró, che a partire dal 2013 lascerà il collettivo. Sotto la sigla e l’ombrello della casa di produzione video nata a Barcellona nel 2008 confluiscono moltissimi creativi, ma quando la regia di un video o di un commercial è indicata semplicemente come “CANADA”, la firma è quella di Serrano/Méndez. Il loro nome comincia a distinguersi nel 2010 con il video di “Bombay“, estratto da “Pop Negro”, l’album di El Guincho. Exploitation, estetica retrò, found footage “vero” o presunto, sesso, spregiudicatezza, cut up e mash up. Questo il linguaggio della coppia spagnola, che li accompagnerà lungo dieci anni di attività, fino alla nomination per la migliore regia all’MTV Music Award del 2016, con il video realizzato per i Tame Impala, ” The Less I Know The Better“. Battles, Scissor Sisters, Phoenix, Beck (il video di “Up all night“, preso in considerazione ai Grammy del 2017) e una serie di artisti indipendenti locali tra cui Extraperlo, Bad Gyal, El Guincho, Joe Crepúsculo, El Último Vecino, costituiscono l’ormai ricco portfolio della casa di produzione, che non si limita alla realizzazione di video musicali.
Per comprendere in forma sintetica la decostruzione sistematica che gli spagnoli operano sulla superficie dell’immagine promozionale, agevoliamo il progetto promosso da Nowness sulla definizione del concetto di bellezza. Crème Caramel si serve proprio di quel feticismo vintage che ha abdicato Tempo e Storia a favore di un’estetica vendibile, moltiplicandone le cornici ed evidenziando il procedimento autoptico. in un progetto che mette al centro il corpo femminile; la decostruzione non è dissimile da “On s’est tous défilé” di Jean Luc Godard, che si interroga/va sul nostro modo di filtrare il desiderio attraverso la membrana dell’occhio catodico e i dispositivi che ci consentivano di regolare ritmo e persistenza di quelle immagini (era il 1987).
Meno esplicitamente teorici, i CANADA lavorano sul corpo performativo, sui colori e sulla limitazione degli interventi in fase di post produzione, tanto da costruire set dove le scelte illuminotecniche e il rapporto stesso con la realtà, vengono affrontati “en directe”, mantenendo un contatto esemplare con la morfologia delle realtà di strada.
Il dittico realizzato per Rosalía, come promozione del suo ultimo “El mar querer”, arriva dopo un video diretto nel 2017 per l’artista spagnola. “De Plata” definiva lo spazio urbano senza alcuna alterazione, collocando la performer al centro, come soggetto privilegiato di quel paesaggio e con una forma musicale che ricordava le immagini nomadiche, ma centralissime di Tony Gatlif in “Vengo” e nell’ultimo, splendido, DJAM. Lo scrivevo diciotto anni fa: lo stesso ritmo che nell’estenuante dramma di filmare l’improvvisazione, sfugge e si infrange attraverso la rappresentazione di un virus (il suono) che slega le immagini, scompone il tempo delle influenze sufi nella musica spagnola e si ricongiunge ad un meccanismo-cuore […] interrompere il coito della tensione utilizzando un vero e proprio occhio-suono.
I due video recenti realizzati per Rosalía vanno in questa direzione, cercando flagranza nel massimo dell’artificio. “Pienso en tu mira“, ma soprattutto, “Malamente” tessono una relazione stratificata tra elementi grafici desunti dalla strada, i colori di una città già infestata da segni apolidi, le luci dei walmart e la gestualità del ghetto, ridefinendo l’immagine attraverso quello che trattiene dei suoni, e lo stesso corpo femminile, strappato ad una rappresentazione che nella videografia coeva porta con se lo stigma di un maschilismo globale, non per i “contenuti”, ma per la persistenza di un linguaggio che determina senso e direzione al desiderio. Ci ha ricordato lo scontro tra corpo e città nel bel debutto di Romain Laguna, mezzi e linguaggi apparentemente divergenti, ma che corrono dietro alla stessa intensità, come in una tauromachia disperata, lungo una città i cui confini sfuggono, aprendo l’arena ad uno spazio ricco di innesti ed imprevisti, dove l’animale corre mentre siamo chiusi in casa, al “sicuro”.
ROSALÍA – MALAMENTE (Cap.1: Augurio) – Dir: CANADA