In una vecchia intervista i Linea 77 ci raccontavano di alcuni dissensi con Alex Infascelli, noto autore di video e di Cinema, per poi confermare la scelta di fare da soli per quanto riguardava la produzione dei videoclip: “i videoclip ci hanno rotto le palle – ci raccontavano – quindi cercheremo di farli innanzitutto senza spendere soldi, perché ci sembra stupido”
Lo diciamo da molto tempo, ma la tendenza dei musicisti ad assimilare l’elemento visuale come parte integrante di un discorso più articolato, o come espansione diretta del loro mondo espressivo, è confermata da scelte che non sono legate esclusivamente a questioni di spending review.
C’è la volontà di sentirsi o meno rappresentati attraverso il sodalizio o semplicemente la collaborazione con un regista che deve interpretare visivamente ossessioni, immagini e narrazioni.
Beatrice Antolini (qui intervistata proprio in relazione al video di Second Life), Chad Vangalen, Femina Ridens, Alessio Bosco (aka Float), sono solo alcuni degli esempi che durante questi ultimi anni abbiamo raccontato, testimoniando una mutazione in atto, strettamente connaturata alla rete e alle nuove possibilità di diffusione dei video digitali.
I Novalisi, proprio dal loro profilo Facebook scrivono: “Nell’era dei videoclip mega prodotti e di qualità, noi ne volevamo uno esattamente al contrario. Così abbiamo preso una videocamera del cazzo ed è uscita questa figata qua, in un viaggio tra nord Italia e la Parigi più sporca”
Diversamente dai video precedenti della band, ci riferiamo in primo luogo all’ottimo lavoro svolto da Matteo Prodan ( Sonicyut) per la clip di Temporale sopra i tetti, Taxi è un lavoro volutamente più diaristico, legato in minor grado ad istanze narrative e maggiormente a quelle del viaggio. Mantiene comunque i toni grigi e crepuscolari della loro videografia, che ben si sposano alle influenze post e sad-core della loro musica.
Il brano è tratto dall’ultimo album dei Novalisi intitolato “Quando mi chiedono dove sei”