È proprio con i The Chemical Brothers che Dom & Nic cominciano a sperimentare, perché i video precedenti a Setting Sun sono una rilettura del decennio precedente oppure una rielaborazione della retorica à la Richard Lester, sopratutto per tutta la videografia dei Supergrass, che subirà uno scossone solo nel 1997 con il divertissment per Cheapskate, dove il set viene letteralmente messo sotto sopra, “spettinando” in modo irriverente e giocoso la monodimensionalità della performance a cui Dom & Nic si erano riferiti fino a questo momento, proprio quella che dai filmati per il Panoram passava per i promo video dei settanta arrivando fino agli Haircut 100 di “Love plus one”, vera e propria rilettura della frontalità anni quaranta.
Setting Sun è quindi il primo video dove i nostri elaborano una personale antropologia della trasformazione, se si esclude il misconosciuto The Tune per i Suggs, fantasia colta che trasforma il recupero del cinema di Muybridge in una versione digitalizzata e “mostruosa”, dove l’immagine è un collage non lineare di pezzi impazziti, un Cyborg costruito con l’impiego digitale dello split screen.
In Setting Sun è la prima sequenza a fornirci una chiave di lettura, soggettiva post-catodica pixelizzata che enuncia la sostanza dell’immagine virtuale.
Strange Days della Bigelow usciva un anno prima e la visione di Dom & Nic è meno esplicitamente immersiva ma è forse concettualmente più tattile di quella elaborata un anno dopo dal talentuoso Jonas Åkerlund per Smack My Bitch up dei Prodigy, che sceglie la via più suggestiva e per certi versi più ovvia, anticipando di diversi anni quel finto miracolo che si chiama Hardcore. Qui lo sfondo viene interpolato tra spazio reale e green screen alludendo ad una visione di tipo sciamanico dove il tema dello sdoppiamento è quello mente corpo che attraversa le liriche dei The Chemical Brothers e la generazione persa nel “k hole” delle droghe sintetiche.
The Chemical Brothers – Setting Sun, il video di Dom & Nic