Siamo davanti ad un televisore, inseriamo un VHS e mentre un dodecaedro si muove lentamente sospeso nel nulla gli accordi del sintetizzatore ed i paesaggi sonori minimali fanno da padroni e introducono Verbofobia, il pezzo più elettronico di Etere.
Le immagini che scorrono in loop nel video di Verbofobia introducono il concept alla base dell’intero album: l’idea del dodecaedro inteso come rappresentazione dell’etere. Secondo Platone questo solido rappresenta un elemento immutabile che permea l’universo e rappresenta « forza vitale conservatrice del ricordo delle forme. Un dualismo che diventa metafora della condizione esistenziale raccontata dagli Alkene. Materia e ricordo diventano insieme processi allo stesso tempo necessari ed immutabili ma anche estremamente nostalgici.
«Le fasi di lavorazione a distanza che abbiamo attraversato per questo Ep composto e registrato – per motivi di lavoro in posti diversi e non solo in studio, ci hanno portato a sperimentare strutture e arrangiamenti – ha dichiarato Elvio Carini – nei quali non ci saremmo cimentati all’interno di una sala prove, permettendoci un approccio nuovo ma coerente rispetto alla direzione tracciata con Hamartia» –
Con Etere l’immagine del dodecaedro viene rappresentata non solo in musica e parole ma grazie alla collaborazione con la designer triestina Sara Sossi l’idea prende vita fisicamente nel artwork del disco attraverso la realizzazione di un gadget disponibile insieme alle prime copie fisiche dell’album. L’oggetto di design in legno è componibile a incastro : due delle facce pentagonali che formano i dodecaedri sono vuote e aprono un varco nei solidi in modo che possano essere attraversati come piccoli universi, invitando ad un’interazione con lo spazio circostante.