Zia Anger torna a lavorare con Mitski e contribuisce a sviluppare il personale discorso performativo dell’artista nippo-americana oltre ai videoritratti al femminile che l’hanno resa nota (i video per Angel Olsen e Zola Jesus, giusto per citare alcune musiciste con cui ha collaborato).
Più diretto e meno legato alle stratificazioni temporali a cui sottopone i suoi set, “Geyser” si avvicina maggiomente al ritratto di “Siphon” che alle elaborazioni di “hi-five”.
Il video è ancora più fisico di your best american girl, rispetto al quale perde il contrasto tra artificio e realtà, postura still life e autorappresentazione del corpo. Rimane quest’ultima, mantenento estrema prossimità alla straordinaria ferocia di Mitski Miyawaki. I video di Zia Anger in questo senso, sono come un lento e progressivo smantellamento del set; oltre la retorica del metalinguaggio, filmano (o sarebbe meglio dire filmavano) i relitti, gli scarti e i vuoti fenomenologici che si verificano tra tempo del set e presenza del corpo. In tempi più recenti il set scompare e rimane la persistenza del ritratto. Nel caso di Mitski è il segno, del tutto assente in Italia, di una collaborazione viva tra una videomaker e una musicista. Entrambe si mettono in gioco ed entrambe contribuiscono alla creazione di un’immagine che eccede le logiche promozionali ferme agli anni ottanta. Mitski, in fuga dall’inquadratura, qualsiasi essa sia.
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Mitski – Geyser – il video di Zia Anger